di Luigi Asero
Scriveva proprio ieri mattina il nostro direttore dell’Italia che non c’è. E aggiungiamo che se c’è (almeno geograficamente) di certo a breve crolla, affonda del tutto. Se non a causa del maltempo, certo a causa del malgoverno.
Non manca giorno in cui non stiamo leggendo, o informandovi, di gravi episodi di malaffare. Nel vuoto istituzionale di un governo regionale sempre più preso da problemi interni e completamente disattento ai problemi del popolo. No, stavolta non possiamo nemmeno parlare soltanto del governatore siciliano Rosario Crocetta (a proposito… è rientrato dalla Tunisia), ma di tutti quanti i responsabili della Pubblica Amministrazione italiana. Non è più tempo di sconti per nessuno. Poco importa che di certo, fra loro, si annida qualcuno che il suo dovere prova a farlo. No. Non importa più che ci sia qualche pratica correttamente evasa. Importa che ci sono troppi silenzi e omissioni. Per ogni dirigente o funzionario che ha intascato tangenti o impedito la corretta esecuzione di un lavoro, ci sono decine di colleghi forse onesti, ma silenti. Che non hanno denunciato la situazione. Se non con qualche generica manifestazione sindacale in cui però mai si registra un solo nome di persona con incarichi importanti che meritasse d’esser denunciata.
Peggio. Appare ormai eroico chi, semplicemente, compie sul lavoro il proprio dovere. Ma signori, gli eroi sono ben altra cosa.
Poco importa che a Palermo l’intera sezione che si è occupata sotto la “gestione Saguto” di beni confiscati è ora sotto inchiesta. La domanda principe è: ma tutti i colleghi, i pm che hanno iniziato le indagini, gli organi di controllo, la Commissione Parlamentare Antimafia dove erano mentre questi misfatti venivano perpetrati? Mesi fa un’analoga indagine ha riguardato la Sezione Fallimentare del Tribunale di Latina. Anche in quel caso dov’erano magistrati e inquirenti mentre “esecutori di Giustizia” per conto dello Stato distruggevano letteralmente l’idea stessa di Stato?
Se a Milano o a Roma anche i peggiori misfatti vengono (chissà per quanto tempo ancora…) coperti dallo Stato che -anche con l’ausilio di Commissari ad Acta- prova a riprendere la situazione, come già accaduto per Expo o a Bologna, cosa accade invece nelle già depredate terre del Meridione d’Italia? No, non è la domanda retorica e piagnona di chi vorrebbe assistenzialismo.
Anzi, a dircela tutti a noi gli “assistiti” farebbero pure un po’ pena. Non si chiede assistenzialismo ma vera gestione della Cosa Pubblica. In un tempo ormai remoto, nell’antica Grecia, si discuteva delle questioni inerenti la Polis direttamente nell’Agorà. Oggi, l’Agorà, se ancora di questo si può parlare è virtuale. Tutto è affidato a rapidi Twet o messaggi social che durano i pochi secondi in cui vengono visualizzati, ma di gestione concreta del Bene Comune non si vede traccia.
In Sicilia il debito regionale è ormai pari a 7,9 miliardi di euro, come denunciato mesi e mesi fa, quando per tanti l’illusione del rinnovamento di crocettiana memoria era ancora un sogno in cui fingere di credere. E oggi che si fa? Si crea una “leggina ad hoc” sull’onda della protesta che ha paralizzato la regione per coprire non più di 8 o 9 giorni di lavoro dei Forestali precari? E dopo? Dopo si vedrà. Intanto quei fondi sono stati razzolati alla già precarissima sanità regionale.
Intanto in Sicilia manca l’acqua (il tempo prova ad aiutarci ma facendo danni ancora peggiori), le piogge fanno franare il poco che ancora si regge in piedi. E peggio, se di peggio si può parlare, va in Campania (vedi l’alluvione di Benevento) o in Calabria, sott’acqua proprio in queste ore. Le vie di comunicazione del Sud Italia sono ormai un’infinita serie di “interrotto per frana”.
La Sicilia affonda, insieme al Meridione d’Italia. Resta importante solo per le esercitazioni Nato e le basi USA, Sigonella in primis. Che poi sembra ormai territorio di guerra, ben venga. Le esercitazioni saranno d’ora in poi più realistiche.
Dei meridionali, diciamocelo, se non sotto imminenti elezioni non è mai importato un fico secco a nessuno.